Casa della Pace aderisce ad appelli che vengono promossi dalle associazioni della propria rete o da altre realtà/persone che hanno a cuore l'eliminazione della guerra e la necessità di sensibilizzare su temi fondamentali per la nostra Terra comune.
Ma tutti abbiamo la possibilità di fare la nostra parte per portare attenzione su argomenti e lotte che ci sono care.
Per questo invitiamo ad aderire a:
1.
Il tempo della Pace e' ora
Negli ultimi anni abbiamo assistito ad alcune delle più grandi mobilitazioni da decenni a questa parte: Black Lives Matter, MeToo, i movimenti contro i cambiamenti climatici hanno ispirato milioni di persone a scendere in strada per chiedere giustizia per le persone discriminate su base etnica e per l’uguaglianza, i mezzi di sostentamento, la giustizia climatica, la fine della violenza e della discriminazione di genere.
Ovunque, le persone si sono mobilitate contro la violenza e gli omicidi della polizia, la repressione di stato e l’oppressione. Quasi senza eccezione, la risposta delle autorità statali a questa ondata di proteste di massa è ostruttiva, repressiva e spesso violenta. Invece di creare le condizioni per esercitare il diritto di protesta, i governi stanno ricorrendo a misure ancora più estreme per stroncarlo. Ecco perché Amnesty International ha deciso di lanciare questa campagna.
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La campagna globale “Proteggo la protesta”intende sfidare gli attacchi internazionali e diffusi alla protesta pacifica, supportando le e i manifestanti pacifici e sostenendo le cause dei movimenti sociali che spingono al cambiamento per la realizzazione dei diritti umani. Il nostro obiettivo è che tutte le persone possano intraprendere azioni pacifiche e far sentire la propria voce, in sicurezza e senza ripercussioni!
LEGGI LA SINTESI DEL BREEFING
Il governo Meloni sta smontando pezzo dopo pezzo il diritto di protesta pacifica in Italia.
Il primo passo è stato il cosiddetto “decreto legge Rave party”, poi convertito in legge a fine dicembre 2022, che irrigidisce le regole sui raduni.
Il 22 gennaio 2024 è entrata in vigore la Legge n.6, anche nota come Legge contro gli eco-vandali, che aggiunge ulteriori sanzioni amministrative per punire l’attivismo che sceglie i beni culturali o paesaggisticicome obiettivo dei propri atti di protesta pacifica. Anche i “fogli di via” vengono usati in maniera intimidatoria per reprimere persone attiviste per la giustizia climatica, sindacaliste, lavoratrici o che hanno semplicemente espresso il proprio dissenso.
Nei prossimi giorni il Senato sarà chiamato a discutere il disegno di legge Sicurezza,già approvato alla Camera. Il provvedimento prevede misure allarmanti come, ad esempio, l’estensione del Daspo per chi non ha ancora una condanna definitiva, pene per chi fa resistenza passiva in prigione, carcere per chi blocca una strada col proprio corpo e altre misure punitive del dissenso pacifico.
L’Ufficio Osce per le istituzioni democratiche e i diritti umani (Osce-Odihr) ha commentato esplicitamente che “il disegno di legge presenta diverse lacune che potrebbero ostacolare l’esercizio dei diritti umani e delle libertà fondamentali, tra cui il divieto di maltrattamento e i diritti alla libertà e alla sicurezza delle persone, le libertà di riunione pacifica, di espressione e di movimento, nonché i diritti a un processo equo e al rispetto della vita privata e familiare”.
L’inasprimento delle leggi arriva in un contesto in cui sempre più spesso la forza è usata in modo eccessivo e ingiustificato per disperdere le proteste pacifiche e queste restrizioni sono state anticipate da una narrazione stigmatizzante e criminalizzante di media e politica. Ricordiamo che l’Italia resta uno degli ultimi stati dell’Unione europea a non aver ancora dotato di codici identificativi alfanumerici le forze di polizia impegnate in operazioni di ordine pubblico.
La protesta pacifica è un diritto fondamentale.
FIRMA L'APPELLO
I principali obiettivi della campagna:
- modificare le legislazioni eccessivamente restrittive che riducono lo spazio civico, in particolare laddove queste limitano illegalmente i diritti alla libertà di espressione, di riunione pacifica e di associazione.
- porre fine alle detenzioni arbitrarie, alla criminalizzazione delle e dei manifestanti, all’uso illegale della forza da parte delle forze di polizia, all’uso improprio di armi meno letali. Lavoreremo per ottenere uno strumento internazionale che vieti attrezzature e strumenti illegali e che permetta di controllare il commercio di attrezzature delle forze di polizia per impedirne il trasferimento a coloro che potrebbero utilizzarle in modo improprio, per commettere tortura o altre forme di maltrattamento.
- porre fine alla sorveglianza di massa illegale e mirata. Le aziende private saranno chiamate a rispettare il diritto di protesta, anche opponendosi alla censura online e alla chiusura di Internet.
- supportare coloro la cui voce è stata soffocata e che sono maggiormente a rischio di discriminazione ed esclusione.
Al Presidente del Senato
Ai Senatori e alle Senatrici di tutti i gruppi parlamentari
Ai Senatori a vita
ci rivolgiamo a Voi che siete chiamati a discutere e votare il Ddl 1660 proveniente dalla Camera, il cosiddetto “Decreto Sicurezza” o peggio “anti-Gandhi”.
Noi rappresentiamo il Movimento Nonviolento (fondato nel 1962 dal filosofo Aldo Capitini) che storicamente si ispira, nei valori e nella pratica, alla nonviolenza gandhiana, appunto.
Siamo stati obiettori di coscienza al servizio militare, affrontando processi e carcere per affermare un principio inalienabile di coscienza, riconosciuto poi dalla Legge che ha accolto le nostre ragioni morali, istituendo il servizio civile alternativo.
Abbiamo sostenuto denunce e processi per “istigazione” per aver promosso e attuato la Campagna di obiezione di coscienza alle spese militari, l’obiezione fiscale, per cui abbiamo subito pignoramenti e sanzioni amministrative. Ma non ci siamo fermati, fino ad ottenere il riconoscimento con Sentenze della Corte Costituzionale, perché abbiamo preferito “pagare per la pace, anziché per la guerra”.
Siamo stati arrestati e processati per aver fermato, con blocchi ferroviari, treni che trasportavano armi nei teatri di guerra. Poi abbiamo ottenuto assoluzioni piene per aver agito per alti valori morali.
Abbiamo praticato la disobbedienza civile per impedire l’installazione dei missili a Comiso, che poi sono stati ritirati. Abbiamo bloccato l’entrata nella basi militari dove erano depositate armi nucleari. Abbiamo manifestato pacificamente davanti a tribunali e carceri militari, anche quando era vietato, salvo poi veder riconosciuto il nostro diritto democratico a farlo.
Abbiamo marciato nei territori militarizzati, violando il divieto di entrare nelle servitù militari.
Abbiamo bloccato il traffico ferroviario e stradale per protestare contro l’installazione delle centrali nucleari, che poi un referendum popolare ha eliminato, dandoci ragione.
Vi abbiamo raccontato brevemente la nostra storia, che è anche pratica attuale, per dirVi che nessun decreto fermerà mai la forza della nonviolenza che, come diceva Gandhi, è la forza più potente a disposizione dell’umanità (più potente della bomba atomica, perché l’atomica ha una forza distruttiva, mentre la nonviolenza ha una forza creatrice).
Il Decreto che Vi accingete a votare ha un carattere solo repressivo, aumentando le pene e introducendo nuovi reati: dimostra che chi l’ha concepito è mosso dalla paura. I regimi basati sulla paura, la violenza, lo stato di polizia, alla fine sono sempre crollati sotto la spinta dei popoli che si liberano. La storia di Gandhi e della nonviolenza lo sta a dimostrare.
Sappiate che mai nessuna legge, mai nessun carcere, ha fermato la forza attiva e liberatrice della nonviolenza dei forti. La disobbedienza civile, la non collaborazione, l’azione diretta nonviolenta, lo sciopero, il boicottaggio, l’obiezione di coscienza, sono immensamente più forti e puri di qualsiasi Decreto.
Vi auguriamo di votare in piena coscienza. Ed ora, buon voto a Voi.
2.
Fermare la guerra prima che esploda lo scontro diretto fra Russia e NATO. Fermare il martirio del popolo palestinese
Appello firmato da ex ambasciatori, esponenti del mondo della cultura e della società civile. Ovunque deve sorgere un comitato per il no alla guerra
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L’escalation del conflitto fra la Russia e l’Ucraina è arrivata ad un punto di svolta. Usa e Regno Unito sono in procinto di autorizzare Kiev, con l’approvazione dei vertici UE, a lanciare i suoi missili a lungo raggio in territorio russo. Il che può realizzarsi solo con la cooperazione militare della NATO. Putin ha ammonito che “ciò significherà che i Paesi Nato sono in guerra con la Russia”. Colpire la Russia in profondità è una strategia nuova e pericolosissima; potrebbe innescare una spirale incontrollabile fino allo scontro diretto fra Russia e NATO con l’uso di armi nucleari in Europa. Il fatto che il governo italiano si opponga all’uso di armi italiane sul territorio russo non ci sottrae da una condizione di guerra con Mosca.
E’ auspicabile che nessun governo prenda decisioni drastiche prima dell’insediamento del nuovo presidente degli USA (chiunque sia). Ma è forte il rischio che l’ala più bellicosa del fronte NATO/UE spinga gli eventi a un punto di non ritorno, pregiudicando la possibilità per la nuova amministrazione americana di operare per la descalation. Gli orientamenti che guidano oggi le scelte dei principali paesi europei e dell’UE, ribaditi dall’ultima Risoluzione del Parlamento Europeo che insiste perché sia tolta ogni restrizione all’uso di armi occidentali nel territorio della Russia , puntando ad una impossibile “vittoria” ucraina come unica soluzione del conflitto, non avranno altro sbocco che la guerra.
Dobbiamo fermare questa spirale infernale prima che sia troppo tardi. L’Italia può inceppare questo meccanismo con un semplice no, assumendo posizioni diverse da quelle prevalenti, sia in ambito Nato che in ambito Ue, proponendo una soluzione negoziata del conflitto. L’Italia, al di là delle retoriche in corso, è idonea più di altri Paesi a persuadere i leader europei ad elaborare proprie iniziative di pace, per porre finalmente un argine alla follia della guerra perpetua.
Sul fronte del Medio Oriente non si intravedono schiarite. Il martirio di Gaza procede da quasi un anno. 41.000 morti (di cui il 70% donne e fanciulli) e 100.000 feriti sono degli indicatori parziali della gravità della tragedia in atto, aggravata dalla fame, dalle epidemie, dalla mancanza di presidi sanitari e dalla distruzione di ogni struttura civile per la vita di una popolazione. Quello che sta accadendo a Gaza è una vergogna per l’umanità. E’ un evento che sta già provocando un’esplosione incontrollata di conflitti in Medio Oriente, di cui le stragi, provocate dall’esplosione dei cercapersone ed altri apparecchi in Libano, costituiscono il detonatore per un ulteriore allargamento. L’impunità di cui gode il governo israeliano consente a Netanyahu di violare tutte le leggi internazionali e di boicottare persino gli accordi raggiunti dai suoi stessi negoziatori. Non dobbiamo limitarci ad invocare il cessate il fuoco senza alcuna conseguenza. La società israeliana ha dato vita ad una grande mobilitazione contro il governo per la liberazione degli ostaggi, ma solo una ferma condanna dei massacri in corso favorirà un percorso critico. Ogni giorno in più di bombardamenti su Gaza e di repressione in Cisgiordania allontana ogni soluzione politica per la coesistenza pacifica dei due popoli. L’intera comunità internazionale non deve chiedere il cessate il fuoco, lo deve pretendere, a pena di sanzioni adeguate.
O si va al cessate il fuoco in Ucraina e in Palestina oppure il mondo intero precipiterà in una catastrofe inimmaginabile. Per questo occorre lanciare una forte mobilitazione popolare: in ogni città, in ogni quartiere, in ogni condominio deve sorgere un comitato per il no alla guerra, in ogni Consiglio Comunale, deve essere votato un ordine del giorno contro l’escalation e per l’uscita dalla guerra, ogni sindacato deve mobilitare i suoi iscritti e organizzare azioni di lotta. I partiti politici e il governo devono essere messi di fronte alle loro responsabilità e indotti a pronunciarsi chiaramente sulla necessità:
1°) di evitare che il nostro Paese e l’Europa intera sia trascinata in guerra con la Russia;
2°) che il Medio Oriente esploda per effetto dell’invasione israeliana di Gaza e delle aggressioni in Cisgiordania e Libano, che provocano il martirio del popolo palestinese e aprono la strada ad un conflitto globale.
Roma, 23 settembre 2024
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