L'ipocrisia dell'Europa vive del silenzio dei media

La lettera al giornale Domani scritta da Maurizio Artoni per denunciare l'ipocrisia e il silenzio delle istituzioni e del "quarto potere" rispetto al Kurdistan e all'Ucraina.

L'ipocrisia dell'Europa vive del silenzio dei media

Lo scorso 23 novembre il parlamento europeo ha approvato una risoluzione che definisce la Russia un paese "sostenitore del terrorismo". Si tratta di una risoluzione dovuta e sacrosanta, se non fosse che, tale risoluzione, tradisce una certa forma di strabismo e di ipocrisia da parte dell'Europa.

Infatti, nella notte del 19 novembre, quindi pochi giorni prima dell'approvazione della risoluzione, una pioggia di bombe turche sì è abbattuta sul Rojava, regione appartenente al nordest della Siria. Si è trattato di un atto terroristico del tutto simile a ciò che sta compiendo la Russia in Ucraina. Erdogan ha giustificato i bombardamenti come rappresaglia nei confronti dei curdi, accusati dell'attentato di alcuni giorni prima a Istanbul. In realtà, verso i curdi è in atto da diversi anni un vero e proprio genocidio. Ricordo che il Rojava è la regione siriana alla quale appartiene Kobane, la città che nel 2015 sconfisse lo Stato islamico dopo sette mesi d'assedio.

Viene il dubbio che lo strabismo europeo dipenda dall'appartenenza della Turchia alla Nato e dalla funzione di Erdogan nel contenimento dell'immigrazione in Europa; ma allora è una grossa ipocrisia evocare i principi della democrazia, della libertà, e della presunta superiorità dell'occidente, secondo gli autori dei misfatti commessi.

All'ipocrisia dell'Europa si accompagna il silenzio dei media. Naturalmente non è pensabile che tutti i giorni venga dato conto delle decine di guerre presenti nel mondo ma, a fronte di una giusta, continua e dettagliata descrizione della situazione in Ucraina, registriamo il silenzio assoluto su altri eventi, altrettanto gravi e devastanti, come quello ricordato, e questo modo di fare informazione non è degno di un paese democratico e di una stampa che pretende di essere libera.

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