Fonte: "Pace è lotta antimafia" su parma.repubblica.it
"Qual è il legame fra pace e la lotta contro la mafia?'"C’è un conflitto che va sostenuto e auspicato con forza: il conflitto delle coscienze inquiete e mai pacificate. Conflitto dell’interrogarsi, del non dare mai nulla per scontato e del chiedersi sempre, prima di puntare il dito, se il male esiste anche perché lo abbiamo reso possibile, perché troppo spesso ci siamo voltati dall’altra parte inerti o indifferenti. L’inaccettabile invasione di Putin all’Ucraina nasce da una ‘pace armata’: tante erano e in parte ancora sono le guerre nel mondo, ma erano guerre di cui l’Occidente non s’interessava perché non toccavano i suoi interessi o in certi casi li facevano'. Così don Luigi Ciotti, presidente di Libera e del Gruppo Abele, interviene sul conflitto russo-ucraino.
Don Ciotti parla di una guerra in atto, una guerra all’umanità in cui, a pagare il prezzo più alto, sono le fasce più deboli. Agire contro la guerra e, analogamente, posizionarsi contro le mafie, vuol dire farsi carico della giustizia sociale. Senza questo impegno, ogni soluzione diventa utopia. E diventa utopia anche la pace che troppo spesso di riduce a un semplice slogan. La pace è tale quando riconosce le persone e la loro dignità. Esiste un forte legame tra pace e diritti umani, tra pace e giustizia, tra pace e lotta antimafia, se questo legame non è riconosciuto, la pace è solamente una proclamazione retorica. Laddove, invece, la pace rima con queste voci, incoraggia la responsabilità di ciascuno, la ricerca di legami, il confronto e la volontà quotidiana di riconoscere l’altro da noi, il meno simile.
"L’unico conflitto da alimentare – per riprendere le parole di don Ciotti – è quello che scuote nell’intimo le nostre coscienze rendendoci vigili, presenti, partecipi. Nella consapevolezza che situazioni drammatiche come questa attuale non ammettono scorciatoie: la soluzione va trovata costruendo le condizioni della pace, a partire da un unico imperativo morale: impedire che si continui a uccidere”. E aggiunge ancora: “Mi chiedo quanto questo possa influire su un quadro politico dominato dal principio amorale della forza e da quello cinico dell’utile (…) Socialmente si farà spazio l’idea che anche i conflitti sociali possano essere affrontati con la forza. Economicamente aumenterà il divario tra i pochi sempre più ricchi e i molti sempre più poveri".
Come si manifesta nell’attuale guerra in Ucraina ?
"Il conflitto in Ucraina incute paura perché è vicino a noi, al nostro mondo e al nostro modo di essere e di pensare. Non si tratta, però, di una guerra scoppiata all’improvviso, al contrario, è stata preparata da tempo da chi ne trae vantaggio, incurante se i danni non sono arrecati solo agli eserciti avversari, ma alla povera gente che ci si trova coinvolta. La guerra in atto, come tutte le altre guerre del mondo, genera una forte crisi economica che, a sua volta, offre l’opportunità alle organizzazioni criminali di prendere piede e trarre vantaggio. Le mafie traggono profitto dalle situazioni di crisi e di guerre. La stessa corsa agli armamenti, di per sé immorale, è uno dei principali generatori di possibilità d’infiltrazione mafiosa.
Guerra e criminalità organizzata, infatti, vanno di pari passo. Prima, durante e dopo un conflitto, il traffico di armi, la tratta, il mercato nero prolificano sotto il controllo di organizzazioni criminali. Come lo dimostra la storia, i mercati illegali e lo sviluppo delle mafie sono legati a momenti di transizione politica ed economica (la stessa mafia russa è emersa come potenza criminale durante il passaggio all’economia di mercato dopo il crollo dell’Unione Sovietica).
La guerra di Putin in Ucraina rischia di generare opportunità simili, non solo in Ucraina, ma anche in Russia dove, ad esempio, è tornato il mercato nero per beni di prima necessità e i medicinali. La crisi economica manderà sul lastrico milioni di russi e ucraini, che diventeranno facili obiettivi per le reti criminali. Diverse associazioni, inoltre, hanno lanciato l’allarme sulla tratta di esseri umani e lo sfruttamento della prostituzione.
Per tornare a don Ciotti, 'non basta mobilitarsi, protestare contro l’atto di forza russo e mostrare solidarietà verso il popolo ucraino, ingiustamente aggredito. Bisogna costruire le condizioni per una pace non armata, non contingente, non basata su interessi economici convergenti ma su un’etica globale della condivisione, della corresponsabilità, della fratellanza. Non c’è pace senza giustizia, non c’è vita senza coscienze inquiete, coscienze in costante e fecondo conflitto'”.
Un esempio in cui il la lotta contro le mafie è stato chiave nella risoluzione pacifica dei conflitti.
"Si possono citare diverse situazioni in cui l’azione di lotta contro le mafie è stata un’azione pacifica, come il progetto di costruzione di buone pratiche Liberi di scegliere, promosso dal giudice catanese Roberto Di Bella. Questo progetto permette a ragazze e ragazzi che vivono in contesti di illegalità – ambienti dediti allo spaccio e alla piccola criminalità –di darsi un’altra opportunità di vita lontana dai luoghi di origine. L’iniziativa, appoggiata da Libera, è stata promossa prima in Calabria e poi in Sicilia e ha avuto un tale successo che, a mano a mano che si sviluppava, ai ragazzi si sono unite anche le madri.
I minori sottratti alla responsabilità genitoriale e integrati in altre famiglie e in altre comunità, così come le donne sostenute nella loro scelta di cambiamento, dimostrano che cambiare è possibile. Il dialogo e l’ascolto, su cui il progetto, si fonda in prima analisi, permettono di avvicinarsi a chi ha bisogno e sono di per sé mezzi di solidarietà concreta, di sostegno alle vittime e di contrasto al discorso mafioso".
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