Festival della Pace 2023
Testimoniare la guerra
Quante sono le guerre nel mondo?
Se provassimo a chiederlo alla gente per strada probabilmente ci verrebbe risposto di una o due guerre..
Secondo i dati dell’Uppsala Conflict Data Program (UCDP), un programma di ricerca sui conflitti realizzato dall’Università svedese di Uppsala, nel mondo si conta che siano in atto 170 conflitti. Con “conflitti” si fa riferimento alle 54 guerre in atto in cui gli eserciti di due o più stati si fronteggiano, ma anche ai conflitti di stati e opposizioni armate interne, a scontri armati tra organizzazioni criminali (si pensi a quelli, sanguinosissimi, tra i vari cartelli della droga messicani), alle violenze di governi verso i civili (come quelle dei talebani in Afganistan).
Sappiamo che conflitti locali possono evolvere in conflitti internazionali, che può esserci una escalation sia nelle armi impiegate sia nel coinvolgimento altri stati. Sappiamo che sono attualmente usate armi vietate (come le bombe al fosforo bianco, o quelle a grappolo), sentiamo addirittura minacciare l’uso di bombe nucleari. Sembra che il mondo sempre più prenda in considerazione il ricorso alla guerra: i dati diffusi dal SIPRI, Istituto Internazionale di Ricerche sulla Pace di Stoccolma evidenziano che la spesa militare mondiale ha raggiunto nel 2022 la somma record di 2.240 miliardi di dollari, con una crescita del 3.7% rispetto all’anno precedente. Cifra che supera di gran lunga – come osserva Rete Italiana pace e Disarmo - i 100 miliardi annui che sarebbero necessari a mitigare gli effetti negativi del cambiamento climatico, ma che gli Stati del mondo non destinano a tale scopo.
E l’Italia?
Dal 1999 in poi il nostro Paese ha preso a partecipare a guerre effettive, insieme alla Nato; la spesa militare italiana aumenta fortemente ad ogni anno e secondo lo studio di Osservatorio Mil€x arriva per il 2023 a 26,5 miliardi di euro. Sono finanziamenti evidentemente sottratti alla sanità, alla scuola, all’intervento sociale, alla cooperazione internazionale volta a ridurre le diseguaglianze. Inoltre, già attualmente l’Italia è il sesto esportatore mondiale di armi dopo Stati Uniti, Russia, Francia, Cina e Germania e armi italiane vengono usate in diversi Paesi coinvolti in conflitti: arrivate anche aggirando la legge 185/90 che pone condizioni e anche divieti sull’ export militare. L’industria delle armi ha bisogno di guerre. Le guerre provocano numeri enormi di morti che per il 90% sono tra la popolazione civile e numeri ancor più grandi di profughi. L’Italia appare sempre più impegnata nell’impedire la possibilità di arrivo dei profughi, nonostante l’articolo 10 della nostra Costituzione che ci impegna alla protezione.
L’informazione sulle guerre in atto nel mondo
Sulle guerre nel mondo i nostri media non ci danno informazione; lo fanno solo in qualche raro caso, magari indicandoci anche per quale parte parteggiare. Come se la nostra opinione e il nostro impegno fossero ininfluenti. E’ molto, invece, quello che, dalla base, possiamo fare. Consideriamo che è dalla volontà dei popoli della terra che è sorto l’Onu: per agire preventivamente sulle ingiustizie, le cause dei conflitti, scongiurare le guerre. Il ruolo dell’Onu è da potenziare, e da rispettare sono le sue risoluzioni.
Non possiamo accettare come una normalità la guerra, né che sia cosa che non ci riguarda. L’articolo 11 della nostra Costituzione è chiarissimo. Come possiamo, nel difetto di informazione, agire dal basso per la pace? Anzitutto prendendo conoscenza delle guerre che attualmente esistono.
In questo ci sono preziosissimi testimoni i rifugiati che vivono presso di noi, spesso partiti giovanissimi (anche ventenni, anche minorenni), che possono dirci cosa sia vivere in guerra, come le loro vite siano state stravolte dalla guerra, dal venir meno di ogni diritto fondamentale a partire dal diritto alla vita. Voci da ascoltare, che ci rendono consapevoli e più profondi. Sono testimoni dei conflitti in Siria, in Darfour, in Kurdistan, in Ucraina, in Eritrea, in Mali e in Libia. Sono persone che sono accolte, o che sono state accolte, da CIAC, Centro Immigrazione Asilo e Cooperazione Internazionale di Parma e Provincia, all’interno del sistema d’accoglienza e integrazione pubblico del territorio (ora denominato Sai): è dalla loro maturata percezione di venir ascoltati attentamente e considerati alla pari di noi che nascono testimonianze così intense e così capaci di ampliare la comunicazione verso i nostri giovani e verso la nostra comunità.
A Ciac si deve la raccolta delle testimonianze, in convergenza d’intenti con Casa della Pace. Si tratta, per ora, di sei videointerviste che sono state presentate ad una platea di 200 studenti delle scuole secondarie di II grado di Parma e provincia il 9 novembre presso il Cinema d'Azeglio a Parma, all'interno della rassegna del Festival della Pace 2023. Oltre alle forti testimonianze video, i giovani hanno ascoltato dal vivo anche la voce di Franco Masini, medico cardiochirurgo da anni impegnato con Emergency a Khartoum. "Non avrei mai pensato di trovarmi in mezzo ad una guerra" ha detto Masini "In Sudan invece, nasce una guerra sanguinosissima ma inaspettata. Nonostante per noi la guerra sembra ineluttabile e l'unico modo per risolvere i conflitti, non dobbiamo arrenderci e puntare ad un cambiamento. Anche la schiavitù 150 anni fa sembrava ineluttabile, ma non è stato così"Emilio Rossi per Casa della Pace | 9 NOVEMBRE 2023
Queste testimonianze possono essere lo stimolo per percorsi di approfondimento su altrettanti conflitti, avvalendosi anche della ulteriore documentazione che la Casa della Pace può indicare o mettere a disposizione per le scuole e i giovani.