Presentato un esposto-denuncia per chiedere alla Magistratura di verificare la liceita' della presenza di armi nucleari sul territorio italiano

A seguito delle firme degli appelli contro le armi nucleari e per la ratifica del Trattato Onu di proibizione, vari esponenti della società italiana hanno firmato un esposto-denuncia, depositato il 2 ottobre 2023 presso il Tribunale di Roma - La RASSEGNA STAMPA
Disarmo

Presentato un esposto-denuncia per chiedere alla Magistratura di verificare la liceita' della presenza di armi nucleari sul territorio italiano

Il 2 ottobre, per volere delle Nazioni Unite, è la Giornata Internazionale della Nonviolenza, scelto perché è il giorno della nascita del Mahatma Gandhi. Proprio in tale giorno è stato depositato alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma un esposto-denuncia in materia di armi nucleari.

Ventidue cittadini italiani hanno sottoscritto l’esposto a titolo personale. Tra i denuncianti, docenti universitari, avvocati, medici, saggisti, volontari, educatori, casalinghe, pensionati, padri Comboniani. Alcuni di loro sono molto conosciuti, come l’attore e regista Moni Ovadia e padre Alex Zanotelli. Portavoce dei 22 è l’avv. Ugo Giannangeli. I denuncianti fanno parte di movimenti pacifisti, di Pax Christi, della Comunità Papa Giovanni XXIII, dell’associazione Laudato sì.

Hanno depositato la denuncia al Tribunale di Roma, per conto degli assistiti, gli avvocati Joachim Lau e Claudio Giangiacomo di IALANA Italia (associazione di giuristi specializzati in Diritto Internazionale).

La denuncia è stata illustrata dai promotori, sempre il 2 ottobre 2023, in una conferenza stampa svoltasi, significativamente, di fronte alla base militare di Ghedi, dove fonti autorevoli ritengono che siano presenti ordigni nucleari.

La denuncia fa seguito a una campagna di un vasto settore del pacifismo italiano che ha chiesto uno studio alla Sezione italiana di IALANA, al fine di emettere un parere sulla legalità delle armi nucleari. Questa campagna, assolutamente autofinanziata, ha prodotto il libro Parere giuridico sulla presenza di armi nucleari in Italia edito da Multimage l’anno scorso. 

Sulla base di fonti parlamentari, giornalistiche e di documenti di vari Centri Studi anche militari, sia di carattere nazionale che internazionale, nell’Esposto si dà per molto probabile la presenza sul suolo italiano di armi nucleari, stoccate nelle basi di Ghedi (Brescia) e di Aviano (Pordenone). Nell’Esposto si chiede alla Procura di verificare se siano state effettivamente introdotte sul territorio italiano le bombe B 61-12 e, in caso affermativo, chi abbia disposto tale importazione, quando la stessa sia stata effettuata e dove risultino oggi effettivamente collocati tali ordigni.

Si chiede altresì alla Procura di verificare se l’introduzione e lo stoccaggio sul suolo italiano di bombe nucleari non siano in contrasto con la normativa italiana, in particolare con la legge 185/1990 che ha a lungo rappresentato la sola disciplina nazionale in tema di materiali d’armamento e che individua le principali fattispecie di divieto ad esportare e importare gli strumenti in questione, nonché i requisiti indispensabili per poter operare nel settore di riferimento, fissando con precisione le modalità e le fasi dei procedimenti autorizzativi, nonché le misure sanzionatorie in caso di violazione delle sue disposizioni. La legge vieta altresì le movimentazioni di prodotti per la difesa ogni qualvolta si pongano in contrasto con i principi della Costituzione italiana, la quale – come è noto – ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali (art. 11). Le armi nucleari sono di per sé strumenti di distruzione di massa, dunque strumenti di offesa.

Si chiede anche alla Procura di verificare se l’introduzione e lo stoccaggio di armi nucleari sul suolo italiano non siano in contrasto con il Trattato di non Proliferazione Nucleare (TNP), sottoscritto dall’Italia in data 24 aprile 1975, un trattato internazionale incentrato su tre pilastri:
a) la c.d. “non proliferazione” del nucleare, in base alla quale gli Stati in possesso di armi nucleari (c.d. “Paesi nucleari”) si impegnano a non trasferire armi di tale natura a quelli che ne sono privi (c.d. “Paesi non nucleari”), mentre questi ultimi si obbligano a non
ricevere e/o acquisire il controllo diretto o indiretto di ordigni nucleari (artt. I, II, III);
b) l’uso pacifico dell’energia nucleare al fine esclusivo di potenziare lo sviluppo tecnico-scientifico della comunità internazionale (art. IV);
c) il disarmo nucleare, che impone il ricorso a trattative finalizzate alla definitiva cessazione della prassi di armamento nucleare (art. VI).

Al riguardo, non sembra possibile tralasciare come il potere nucleare rappresenti l’antitesi della Democrazia, valore fondante del nostro Paese secondo la previsione dall’art. 1 della nostra Costituzione, traducendosi all’esatto contrario in un potere chiuso ed esclusivo, dall’indole meramente politico-militare che esercita, senza alcuna effettiva possibilità di controllo, un arbitrio di vita o di morte sull’umanità intera e al contempo sull’ecosistema che la ospita. Vale la pena ricordare come nessun asserito diritto all’autodifesa degli Stati possa legittimamente precedere e addirittura superare il diritto alla sopravvivenza dell’umanità intera. Del resto, se così non fosse, l’ideologia della politica nucleare mascherata sotto il pretesto dell’autodifesa altro non sarebbe che un potenziale progetto di autodistruzione, drammaticamente idoneo a realizzarsi in ogni momento.

Pare allora davvero necessario ed opportuno che l’Italia agisca in favore della definitiva stigmatizzazione ed eliminazione delle testate nucleari dislocate sul suolo nazionale, offrendo così un forte e rinnovato segnale di rispetto degli accordi internazionali, nella speranza di incoraggiare altresì l’intera comunità internazionale a muoversi nella medesima direzione e nella consapevolezza dei concreti benefici che ne conseguirebbero per l’umanità intera, nonché della significativa riduzione dei costi del nucleare che ne deriverebbe in capo al nostro Paese. 

Affinché le celebri parole di Albert Einstein secondo cui “dopo la preparazione della prima bomba atomica non si è compiuto niente per rendere il mondo più sicuro rispetto alla guerra, mentre molto è stato fatto per incrementare la capacità distruttiva della guerra” restino soltanto un lontano e definitivo ricordo.

Per contatti diretti:

avvocato Claudio Giangiacomo +39 3356952089

avvocato Ugo Giannangeli +39 3406015344


avvocato Laila Simoncelli +39 3313063098

dott. Elio Pagani +39 3313298611

TESTO INTEGRALE ESPOSTO-DENUNCIA


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