Dal mondo
La scomparsa del sogno palestinese
La scomparsa del sogno palestinese di liberta' e' una questione globale
PALESTINA. Intifada popolari, diplomazia a perdere, lotta armata dalla vita breve, attacchi individuali: nulla ha scalfito il sistema di segregazione israeliano. Perché questi "fallimenti" hanno un responsabile: la complicità internazionale verso il colonialismo d’insediamento, di cui oggi sono volto sia il governo di estrema destra sia le proteste israeliane contro Bibi
Chiara Cruciati per ilmanifesto.it | 9 APRILE 2023
NO ACCORDO IREN-MEKOROT: FIRMA PER BLOCCARE L’APARTHEID IDRICO IN PALESTINA
Chiediamo ai Comuni azionisti di Iren Spa (Comune di Genova, Comune di Torino, Comune di Reggio Emilia, Comuni della Provincia di Reggio Emilia, Comune di Parma, Comune e Provincia di La Spezia e Comune di Piacenza) di attivarsi nelle sedi opportune della multiutility per l’immediato stralcio dell’accordo con l’azienda idrica israeliana Mekort.
FIRMA QUI
l 10 gennaio 2023 Iren Spa, la multiutility italiana del Nord Ovest, e Mekorot , la compagnia idrica nazionale di Israele, hanno siglato un protocollo d'intesa per lo sviluppo e la condivisione delle rispettive conoscenze industriali nel settore idrico.
Organizzazioni internazionali, quali Human Rights Watch e Amnesty International , hanno documentato come Israele eserciti un controllo totale sulle risorse idriche palestinesi con conseguente appropriazione e prelievo di acqua palestinese, sottolineando come le politiche idriche israeliane siano uno strumento di espulsione: impediscono lo sviluppo e costringono le popolazioni palestinesi a lasciare le proprie terre.
Il crimine di apartheid commesso da Israele è stato documentato e denunciato da numerose organizzazioni internazionali e israeliane, incluse UNESCWA, Human Rights Watch, B’Tselem e Amnesty International . La convenzione internazionale contro il crimine dell’apartheid, cui anche l’Italia ha aderito, impegna le pubbliche amministrazioni a interrompere le relazioni economiche e di ricerca e sviluppo con stati accusati di apartheid.
La Mekorot Water Company Ltd. compare nel database dell'ONU delle società che traggono profitto dall’azione di occupazione e colonizzazione israeliana , complici quindi del progetto coloniale illegale di Israele. Il documento è stato pubblicato il 12 febbraio 2020 nel Report of the United Nations High Commissioner for Human Rights.
La Mekorot attua una sistematica discriminazione nelle forniture di acqua alla popolazione palestinese, costretta a comprare la propria acqua dalla ditta israeliana a prezzi decisi da Israele. Riduce regolarmente le forniture idriche ai palestinesi, fino al 50 per cento, a favore delle colonie illegali e dell’agricoltura intensiva israeliana, creando quello che Al Haq chiama “apartheid dell’acqua”. L’amministrazione Israeliana non solo non concede la realizzazione di pozzi palestinesi su suolo palestinese, ma continua a smantellare le poche infrastrutture idriche palestinesi, assetando villaggi interi a favore del business Mekorot.
Nel Rapporto ONU della missione conoscitiva internazionale indipendente per indagare sulle implicazioni degli insediamenti israeliani sui diritti civili, politici, economici, sociali e culturali del popolo palestinese in tutto il territorio palestinese occupato, compresa Gerusalemme Est si denuncia che “Nella Valle del Giordano, le trivellazioni in acque profonde della Mekorot, la compagnia idrica nazionale israeliana, hanno prosciugato pozzi e sorgenti palestinesi. L'ottanta per cento delle risorse idriche totali trivellate nell'area è consumata da Israele e dalle colonie”.
Ricordiamo che nel 2013 l'azienda Vitens, il più ampio fornitore di acqua potabile in Olanda, ha deciso di cessare i suoi accordi di cooperazione con la compagnia nazionale israeliana Mekorot al fine di tutelare la legalità internazionale.
Nessun accordo o scambio di conoscenze con chi pratica l’apartheid dell’acqua sul popolo palestinese!
Lettera aperta al sindaco Luca Vecchi e alla Giunta del Comune di Reggio Emilia
di Cosimo Pederzoli
"Sono da poco rientrato dai Territori Occupati della Palestina, da Masafer Yatta, un’area sotto controllo militare e civile israeliano dalla quale i palestinesi rischiano di essere espulsi per far spazio a Colonie e aree di addestramento israeliane. L’ho sentita Sindaco affermare, riguardo Iren-Mekorot, che “accordi per lo scambio di conoscenze non sono pregiudizievoli”. Devo ammettere che mi sono venuti i brividi.
Negli ultimi giorni ho parlato con molti palestinesi a sud di Hebron, li conosco da anni e ciclicamente li vado a trovare per progetti di volontariato, sono loro ospite. Il tema dell’accesso all’acqua è tra gli argomenti più sentiti tra i palestinesi e forse è bene che lei sappia come opera Mekorot in tutta la Cisgiordania ma in particolare nelle Colline a Sud di Hebron. E’ bene ricordarlo perché nel 2018 il Consiglio Comunale approvò una mozione che impegnava l’amministrazione a sostenere Tuwani, il villaggio al centro di Masafer Yatta. La Mekorot, che in qualità di azienda nazionale risponde al Governo di Tel Aviv, ha collegato con infrastrutture illegali le colonie israeliane di Ma’On, Carmel, Avigayil e Susya lasciando senza acqua i villaggi palestinesi di Um Fagarah, Maghayir Al’Abeed, Tuba, Isfey…
Cosa significa nel concreto? Mentre le colonie sono rifornite di acqua potabile per uso domestico e agricolo/industriale i palestinesi dei villaggi di Masafer Yatta sono costretti a raccogliere acqua piovana o comprarla da autocisterne. Ricordo che l’acqua che la Mekorot fa arrivare ai coloni proviene da falde acquifere palestinesi. Nel villaggio di Tuwani, dopo una lunga battaglia, la Mekorot ha “concesso” l’acqua palestinese ai palestinesi che però se la devono ricomprare al doppio del prezzo rispetto agli occupanti israeliani.
Ricordo anche, signor Sindaco, che le colonie sono entità illegali per il Consiglio di Sicurezza dell'ONU, la Corte internazionale di giustizia dell'Aia, l'Unione europea, Amnesty International e Human Rights Watch. La Corte internazionale di giustizia ha confermato l'illegalità degli insediamenti israeliani, che violano l'art. 49.6 della Quarta Convenzione di Ginevra. Ad oggi sono più di 600mila i coloni israeliani su territorio palestinese, tutti godono dei servizi Mekorot.
Come Primo cittadino dovrebbe poi avere ben in mente lo Statuto Comunale di Reggio, azionista Iren, l’articolo13 ci impegna a “riconoscere il diritto umano all’acqua, ossia l’accesso all’acqua potabile come diritto umano, universale, indivisibile, inalienabile”. Oppure potrebbe rammentare ad Iren che nel loro codice etico, al punto 4.2 viene espressamente dichiarato che “Iren considera come punti irrinunciabili nella definizione dei propri valori la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani dell’ONU. Tali principi si traducono nel rifiuto di instaurare trattative o conferire incarichi che possano offendere o che siano contrari ai principi fondamentali alla base del rispetto della dignità umana e nell’impegno a non collaborare con partner, anche internazionali, che violino tali principi”. Eppure è proprio l'Onu, ufficio per i Diritti Umani, ad aver segnalato i soprusi di Mekorot nell'allocazione di risorse naturali palestinesi.
O più semplicemente potrebbe guardare negli occhi J. Il bambino in foto, abita in uno di quei villaggi che nel 2018 il Consiglio Comunale si era impegnato a sostenere: non può lavarsi regolarmente e non ha accesso ad acqua potabile. Dalla sua casa, posta arbitrariamente sotto ordine di demolizione da Israele, può vedere gli allevamenti di polli e mucche della colonia israeliana di Ma’On, tutto reso possibile grazie alle forniture di acqua della Mekorot. Nella stessa colonia gli israeliani hanno piscine e abbastanza acqua per coltivare pomodori, ciliegie e insalata.
La Mekorot è la vera arma dell’occupazione israeliana, nascondersi dietro ad un “è solo uno scambio di conoscenze” non fa onore a Lei e crea un pericoloso precedente che spalanca le porte a progetti con partner internazionali che operano in contrasto con i nostri valori. La Mekorot è stata inserita dalla United Nations High Commissioner for Human Rights nell’elenco di aziende israeliane che si appropriano indebitamente di risorse naturali palestinesi, violando i Diritti Umani.
Senza una presa di posizione forte e chiara la cittadinanza dovrà dedurre che per Lei lo Statuto Comunale è carta straccia, che il Consiglio Comunale in quanto organo di indirizzo non ha alcun valore vista la mozione approvata nel 2018, che il sistema delle partecipate è privo di morale come qualsiasi azienda miliardaria, che Reggio passa oltre le valutazioni dell’Onu, di decine di Ong e della Convenzione di Ginevra.
Riguardo poi la sviolinata sui progetti di Iren in Palestina si è posto la domanda del perché si sono resi necessari? I progetti di aiuto in tema idrico sono partiti da un appello dell’allora sindaco Hebron, il signor Osaily, il quale denunciava proprio la Mekorot di appropriarsi dell’acqua palestinese e non rifornire adeguatamente la città. Sono comunicati stampa scaricabili dal sito della municipalità di Hebron. E adesso vogliamo farci accordi? Vogliamo, come dice Iren, partecipare insieme a bandi europei? Le ricordo che, a differenza di quanto detto dal dirigente Iren Pochettino, la Gazzetta ufficiale dell’Unione Europea del 19/07/2013, sezione D riguardo le entità israeliane recita “nel caso degli strumenti finanziari, saranno considerate ammissibili come destinatari finali soltanto le entità israeliane che non operano nelle Alture del Golan, la Cisgiordania inclusa Gerusalemme est, e la Striscia di Gaza, né nell'ambito di strumenti finanziari dell'UE né in altro contesto”. Questo vale anche “nel caso delle sovvenzioni e dei premi”.
Se l’accordo tra Iren-Mekorot, come ci è stato detto, gode di vincoli di segretezza una cosa è invece cristallina: Reggio non può permettere che una sua partecipata sia collusa con chi asseta il legittimo popolo di quella terra, avvallando l’appropriazione indebita di risorse naturali a vantaggio del piano di occupazione israeliano."
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