Ogni santo giorno

Incontro con Bartolo Mercuri, che ci racconterà della sua vita tra le baraccopoli della Piana di Gioia Tauro, organizzato da Mani per il Mondo, Famiglia Saveriana e con la collaborazione di Rinnovamento nello Spirito Santo di Diocesi di Parma.

Ogni santo giorno

Incontro con Bartolo Mercuri, che ci racconterà della sua vita tra le baraccopoli della Piana di Gioia Tauro, organizzato da Mani per il Mondo, Famiglia Saveriana e con la collaborazione di Rinnovamento nello Spirito Santo di Diocesi di Parma.

Locandina Evento


(Fonte: www.osservatoreromano.va)

Un Cenacolo per i braccianti della piana di Gioia Tauro


Con la stagione della raccolta degli agrumi e la piana di Gioia Tauro si tinge di arancio, trasformandosi in un’immensa landa profumata di note aspre e dolci. Gli alberi sono carichi di frutto che attende solo di essere colto. Sotto le fronde il sudore di migliaia di persone, alcune delle quali lavorano senza orario. A pochi chilometri c’è il borgo calabrese di Maropatì, 1.400 anime ai piedi dell’Aspromonte. In cima alla collina che domina l’abitato c’è un viale di cipressi che conduce a un edificio. È il centro di aggregazione sociale Il Cenacolo. Un caseggiato con un grande salone colorato, con statue e immagini sacre, animato da tanti volontari che offrono aiuto ai poveri e ai bisognosi di tutto il mondo. Proprio così. Perché questo luogo non è solo a servizio delle comunità delle diocesi di Oppido Mamertina-Palmi e di Mileto-Nicotera-Tropea. È anche un centro di riferimento per migliaia di braccianti agricoli stranieri vittime di caporalato: ovvero reclutati da intermediari senza scrupoli e pagati 20-30 euro al giorno. Un traffico gestito per la maggior parte dalla criminalità organizzata.

C’era un tempo in cui alcune persone pensavano che anche Bartolo Mercuri, 65 anni, fosse uno ‘ndranghetista, a causa del suo passato in carcere. Una vecchia storia. Era il 1989 quando venne arrestato insieme a un amico trovato con un arma in una borsa. Allora Bartolo aveva 33 anni, due figli piccoli, una moglie disperata. «Prima bestemmiavo e non lasciavo andare a messa mia moglie», racconta, ma «in 25 mesi passati in cella ho incontrato Gesù». Successe quasi tutto per caso: «Ero triste, finché una sera mi sono arrabbiato con Dio. Gli ho detto tutti i miei peccati. Poi è entrata una luce nella stanza. Mi sono accovacciato sul letto e ho pianto, tremavo. Avevo capito che Dio non mi aveva abbandonato». Dopo questa esperienza chiese ai familiari una Bibbia. «Mentre i compagni di cella passeggiavano all’aperto, io leggevo e adesso Gesù è al primo posto nel mio cuore». Una volta uscito dal carcere, Bartolo si ripromise di aiutare i più bisognosi, ma il tempo passava. Finché Dio gli ricordò l’impegno preso. Così un giorno l’uomo individuò un casolare abbandonato, lo chiese in gestione e vi fondò Il Cenacolo, di cui è il presidente.

Da allora Bartolo si è dedicato anima e corpo ad aiutare i più poveri. Attualmente insieme ai volontari assicura un pasto a 600 famiglie del circondario. Alcune di loro vanno al centro di aggregazione per ritirare un pacco di viveri, mentre alle altre viene portato a domicilio. Tutto ciò è possibile grazie a molte parrocchie che donano cibo, coperte e vestiti. Senza dimenticare il fondamentale contributo del Banco alimentare e gli accordi con supermercati e negozi. Di recente una famiglia pugliese gli ha regalato un piccolo furgone bianco con cui oggi si effettuano consegne casa per casa. Tra le persone assistite ci sono anche migliaia di migranti nordafricani e dell’Est Europa che in questi giorni stanno lavorando negli agrumeti della Calabria. Molti di loro ormai lo chiamano “papà Africa”. Questa notorietà si accompagna da sempre alle intimidazioni. Tanto che negli anni passati gli sono stati bruciati diversi pullman comprati con la decima del suo stipendio, finché l’ultimo veicolo è stato acquistato grazie alla solidarietà delle persone. Così oggi Bartolo continua a percorre le strade polverose tra le case diroccate, le tendopoli, gli insediamenti informali, prendendo a bordo i braccianti, stanchi dal lavoro, per sfamarli e dissetarli nella mensa della sua associazione, dove trovavano abiti, scarpe e medicine. Prima dell’inizio della pandemia in un autobus da 50 posti trasportava anche 120 persone ogni giorno, mentre oggi ne salgono circa una trentina alla settimana, a causa del coronavirus....CONTINUA A LEGGERE

di GIORDANO CONTU | 01 febbraio 2022

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