Appelli

Casa della Pace aderisce ad appelli che vengono promossi dalle associazioni della propria rete o da altre realtà/persone che hanno a cuore l'eliminazione della guerra e la necessità di sensibilizzare su temi fondamentali per la nostra Terra comune.
Ma tutti abbiamo la possibilità di fare la nostra parte per portare attenzione su argomenti e lotte che ci sono care.

Per questo invitiamo ad aderire a:

1.

Vittime della nostra ricchezza, Stefano Stranges

No allo scandaloso accordo tra UE e Rwanda sui minerali del Congo!

Guerra all'est del Congo: No allo scandaloso sostegno a un Paese che destabilizza la regione ed esporta minerali non suoi.

Ci opponiamo fermamente al protocollo d’accordo di cooperazione sui minerali sensibili firmato dall’Unione Europea con il Rwanda il 19 febbraio scorso!

Promosso da Insieme per la Pace per il Congo

FIRMA QUI

«L’Unione Europea ha deciso di sospendere il finanziamento al Rwanda di nuovi progetti di sviluppo, in attesa di un chiarimento circa l’implicazione di Kigali nel conflitto che imperversa nell’Est congolese. Ciò in seguito alla diffusione di un rapporto dell’aprile scorso in cui esperti dell’ONU denunciavano il sostegno del governo di Paul Kagame al nuovo gruppo ribelle dell’M23», scriveva l’agenzia Misna il 26 settembre 2012.

Dodici anni dopo, l’Est del Congo è in preda alla stessa sfida, denunciata dalla stessa fonte ONU, ma ben altro è l’atteggiamento dell’UE. Il 19 febbraio scorso essa infatti ha firmato con Kigali un protocollo d’accordo «per favorire lo sviluppo di catene di valore durature e resilienti per le materie prime critiche» e cioè i minerali strategici agognati in questo tempo di corsa verso l’economia cosiddetta verde.

Tale accordo comporta una mobilitazione di fondi verso il Rwanda per crearvi le infrastrutture necessarie. «Il Paese è un attore maggiore a livello mondiale nel settore dell’estrazione del tantalio. Produce anche stagno, tungsteno, oro e niobio e dispone di riserve di litio e di terre rare», afferma il documento. Il suo linguaggio vuole esprimere un forte intento di rispetto della legalità, secondo le norme di tracciabilità che l’Europa stessa si è data nel 2021.

Peccato però che l’UE investa in questo senso in un Paese che non dispone di quantità significative di questi minerali, un Paese che ne è diventato grande esportatore solo grazie alle guerre che esso ha acceso a ripetizione nella Repubblica Democratica del Congo a partire dal 1996, sempre attraverso interposti movimenti di copertura, che in questi anni prendono il nome di M23.

Dall’est del Congo, col favore di responsabili corrotti a vari livelli, escono a fiotti da anni verso il Rwanda e altri Paesi confinanti ad est i minerali preziosi oro, coltan, terre rare…. Complicità alle frontiere, astuzie di vario genere ma ora essi passano apertamente, grazie ai territori che l’M23-Rwanda ha occupato oltre frontiera. Questo a prezzo di morti, di violenze di ogni genere, di rapine di beni di una popolazione la cui colpa è solo quella di vivere in un territorio ambito e di oltre un milione di sfollati – solo all’Est - che sopravvivono miseramente e muoiono in tuguri di fortuna, in piena stagione delle piogge.

Proprio quando, dopo denunce multiple, qualcuno nel mondo s’accorgeva di questo conflitto riaccesosi da due anni, quando appena il popolo congolese aveva ingoiato a fatica la notizia dei 20 milioni di euro attribuiti dall’UE al regime ruandese a fine 2022 per il sostegno alle sue forze presenti in Mozambico, è arrivata come un fulmine la notizia di questo accordo. 

Del resto l’accordo già si annunciava, con la dichiarazione comune che il Rwanda e la Banca Europea d’Investimento avevano firmato il 19 dicembre scorso, riguardante «un’alleanza strategica mirante a rinforzare gli investimenti nelle catene di valore delle materie prime critiche».

Se l’obiettivo dell’accordo del 19 febbraio scorso, come dichiarato dal Parlamento Europeo in risposta alle tante critiche emerse, è «accrescere la tracciabilità e la trasparenza e rafforzare la lotta contro il traffico illegale di minerali», non era forse più opportuno sanzionare il Rwanda anziché stipulare con esso accordi proprio sui frutti della rapina in atto?

Facendoci eco a tante voci che si sono levate contro l’accordo in questione, sia da parte delle autorità, di cittadini congolesi, di Paesi europei come il Belgio e di eurodeputati, anche noi come Comitato «Insieme per la Pace in Congo» esprimiamo la forte richiesta all’Unione Europea di annullare tale accordo, per contribuire all’avvento della pace nella regione. Riteniamo che solo un atteggiamento giusto e imparziale può favorire la coabitazione pacifica nella regione africana del Grandi Laghi

Chiediamo altresì all’Unione di considerare attentamente la situazione interna del Rwanda, Paese dove c’è un altissimo livello di sofferenza repressa. Le tragedie passate, di cui presto il regime ruandese agiterà la memoria nel 30° del genocidio, non devono coprire gli occhi su ciò che ormai è denunciato apertamente da molte serie inchieste e dall’ONU stesso, fin dal suo Rapporto Mapping dell’ottobre 2010.

Roma, 7 marzo 2024

Promotori dell'iniziativa:

Insieme Pace per il Congo, rete di 8 persone fisiche tra le quali:

Alessandro De Filippo

Faustin Ghaima

Gianni Bonotto

Marina Piccone

Piero Gugliotta

Elisabetta Giovetti

e di 8 enti

C.A.V.A.  Coordinamento delle Associazioni della Vallagarina per l'Africa

Comitato per la Promozione e la Protezione dei diritti umani

Rete Pace per il Congo

Simama Associazione di volontariato

Tribù del mondo Associazione

Associazione Tumaini un ponte di solidarietà

Peace Walking Man foundation 

Associazione Colibrì – Insieme per la pace in Congo

e inoltre:

P Alex Zanotelli – Missionario Comboniano
Don Tonio Dell’Olio – giornalista Pro Civitate Christiana
Marcia dei bruchi
Forum trentino per la pace ed i diritti umani



Don Giovanni Piumatti – Fidei Donum Pinerolo
Giusy Baioni - giornalista 
Associazione 46° Parallelo / Atlante delle Guerre e dei Conflitti del Mondo 

Per info:

insiemeperlapaceincongo@gmail.com


2.

Legge 185/90

Basta favori ai mercanti di armi! Fermiamo lo svuotamento della Legge 185/90

Fermiamo lo svuotamento della Legge 185/90
Miglioriamo il controllo dell’export di armi
Stop gli affari armati irresponsabili che alimentano guerre e insicurezza

Promosso da
Coordinamento Campagne Rete Italiana Pace e Disarmo

CLICCA QUI PER FIRMARE

A seguito dell’approvazione dell’Aula del Senato avvenuta a fine Febbraio, sarà a breve in discussione alla Camera dei Deputati il Disegno di Legge di iniziativa governativa che modifica, peggiorandola in maniera rilevante, la normativa italiana sull’esportazione di armi. La  Rete Italiana Pace e Disarmo ha seguito tutto l’iter parlamentare esprimendo fin dall’inizio preoccupazioneper le modalità con cui si stava modificando la normativa ed  evidenziando già da anni l’intenzione di indebolire il controllo sulle vendite all’estero di armi  esplicitata da alcuni gruppi di potere e pressione legati all’industria militare.

La nostra Rete è dunque intervenuta nel dibattito al Senato (sia in audizione sia con documenti di approfondimento) con  considerazioni e proposte che sono entrate nel merito  del testo del DDL 855 ma che – nonostante l’attenzione della Commissione Esteri e Difesa del Senato e di alcune forze politiche – sono state  completamente ignorate e rigettate dal Governo,  che è andato così a sconfessare anche gli emendamenti migliorativi promossi dalla stessa Presidente della Commissione. Fino ad arrivare al voto definitivo del Senato , che ha confermato un rifiuto totale del confronto (anche su questioni specifiche in chiaro conflitto con la normativa internazionale che l’Italia ho sottoscritto) segno evidente che  l’obiettivo vero della modifica della Legge 185/90 è solo quello di favorire affari armati potenzialmente pericolosi e dagli impatti altamente negativi.

La legge 185/90

Si tratta di una norma innovativa che il Parlamento ha approvato nel 1990 dopo una grande campagna di mobilitazione della società civile,  inserendo per la prima volta dei criteri non economici nella valutazione di autorizzazione delle vendite estere di armi italiane. Un approccio che è stato poi ripreso sia dalla Posizione Comune UE sull’export di armi sia dal Trattato ATT (Arms Trade Treaty). Sebbene nel corso degli anni anche una Legge che prevede il divieto di invio di armi verso Paesi in conflitto, che spendono troppo per gli eserciti, in cui ci siano gravi violazioni dei diritti umani non sia stata in grado di fermare esportazioni di sistemi militari con impatti negativi, è  indubbio il grande ruolo di trasparenza che essa ha avuto. Permettendo a Parlamento e società civile di conoscere i dettagli di un mercato spesso altamente opaco.

Ora questa possibilità di trasparenza è messa in pericolo a causa di decisioni che vogliono rendere sempre più liberalizzata la vendita di armi, con l’utilizzo di false retoriche:  non è vero che c’è un problema di eccessivi controlli sull’esportazione di armi italiane e non è vero che questa modifica della Legge185/90 favorirà una maggiore sicurezza per l’Italia  in un momento di crisi internazionale. Al contrario  facilitare la vendita all’estero di armi che sicuramente finiranno nelle zone più conflittuali del mondo aumenterà l’insicurezza globale , e quindi anche quella di tutti noi, solo per  garantire un facile profitto di pochi.  Sappiamo bene che  questa modifica della Legge 185/90 parte da lontano perché da  anni la lobby dell’industria militare i centri di ricerca e di pressione ad essa collegati chiedono a gran voce di poter praticamente liberalizzare l’export di armi. A chi fa affari vendendo nel mondo armi e sistemi militari non fa piacere che ci sia  trasparenza e controllo anche da parte della società civile, oltre che allineamento con principi che non prendono in considerazione solo i fatturati. Già nella situazione attuale sappiamo bene che non sempre le autorizzazioni rilasciate sono state in linea con i criteri della Legge 185/90 e dei trattati internazionali,  se il DDL 855 dovesse passare la situazione peggiorerebbe, in particolare sulla questione degli intrecci tra finanza e produzione di armamenti.

La mobilitazione per fermare i favori ai mercanti di armi

La Rete Italiana Pace Disarmo, insieme a tutta la società civile che non vuole rassegnarsi al fatto che sia solo il profitto di pochi a dover guidare le scelte sull’export di armi (che ha invece importanti ripercussioni sulla politica estera e sui diritti umani), lancia ora  una mobilitazione per fermare lo svuotamento della Legge 185/90 e al contrario chiedere un maggiore controllo sull’export di armi: “Fermiamo insieme gli affari armati irresponsabili che alimentano guerra e insicurezza”

Le nostre richieste sono chiare e si possono realizzare concretamente approvando gli emendamenti al DDL illustrati  e  proposti  da Rete Pace Disarmo:

➡️ Fare in modo che la reintroduzione del Comitato interministeriale per gli scambi di materiali di armamento per la difesa (CISD), utile luogo di presa di responsabilità da parte della politica sulle questioni riguardanti l’export di armi, non si trasformi in un “via libera” preventivo a qualsiasi vendita di armi ma sia sempre bilanciato dall’analisi tecnica e informata degli uffici preposti presso la Presidenza del Consiglio, il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, il Ministero della Difesa

➡️ Inserire nella norma nazionale un richiamo esplicito al Trattato sul commercio delle armi (Arms Trade Treaty) – che non era presente nel testo originario della Legge 185/90 in quanto entrato in vigore solo nel 2014 – e ai suoi principi e criteri decisionali che hanno precedenza sulle leggi nazionali, con forza normativa maggiore di natura internazionale

➡️ Migliorare la trasparenza complessiva sull’export di armi rendendo più completi e leggibili i dati della Relazione al Parlamento, in particolare contenendo indicazioni analitiche per tipi, quantità, valori monetari e Paesi destinatari delle armi autorizzate con esplicitazione del numero della Autorizzazione MAE (Maeci), gli stati di avanzamento annuali sulle esportazioni, importazioni e transiti di materiali di armamento e sulle esportazioni di servizi oggetto dei controlli e delle autorizzazioni previste dalla legge

➡️ Impedire la cancellazione integrale della parte della Relazione annuale al Parlamento che riporta i dettagli dell’interazione tra banche e aziende militari

➡️ Impedire l’eliminazione dell’Ufficio di coordinamento della produzione di materiali di armamento presso la Presidenza del Consiglio, unico che potrebbe avanzare pareri, informazioni e proposte per la riconversione a fini civili delle industrie nel settore della difesa

➡️ Reintrodurre la possibilità per il CISD di ricevere informazioni sul rispetto dei diritti umani anche da parte delle organizzazioni riconosciute dall’ONU e dall’Unione Europea e da parte delle organizzazioni non governative riconosciute”

Cosa puoi fare per sostenerci?

➡️sottoscrivi la petizione popolare a sostegno delle richieste di Rete Pace Disarmo per fermare lo svuotamento della Legge 185/90 e chiedere un maggiore controllo sull’export di armi italiane

➡️ fai aderire la tua Organizzazione (Associazione, Sindacato, Parrocchia, Circolo,…) al documento di richieste della Rete (fai mandare l’adesione a operativo@retepacedisarmo.org trovi qui la lista aggiornata delle adesioni )

➡️ promuovi presso il tuo Comune l’adozione di una Mozione in difesa della Legge 185/90 e per lo stop ad una modifica normativa che favorirà esportazioni irresponsabili di armi, che alimentano guerra e insicurezza

➡️contatta i Deputati  della tua Circoscrizione, Provincia, Regione per evidenziare il grave pericolo che si profila all’orizzonte qualora venisse approvato il DDL 855, esprimendo il sostegno alle richieste di modifica avanzate da Rete Pace Disarmo con questa mobilitazione (qui la lista aggiornata dei Deputati che hanno espresso il loro sostegno alla nostra posizione, qui una bozza di lettera da utilizzare)

➡️ rilancia la nostra mobilitazione sui social media, in particolare facendo un “tag” ai profili social di Rete Pace Disarmo della Camera dei Deputati e dei partiti politici o parlamentari che ritieni più opportuno sollecitare


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